[What if?] Cosa succede se?

'che cosa possiamo fare se cambiamo le nostre abitudini, le nostre pretese? 
Non cerco di produrre verità, ma ipotesi che possano aiutare.' 
 Paolo Soleri
 

il mio pensiero su Arcosanti.

Arcosanti_ è un fiore cresciuto nel più arido dei climi, non solo perché sorge nell'ostile deserto dell'Arizona, ma sopratutto perché ci troviamo da troppo tempo in una condizione socio-politica sterile per accogliere un'ipotesi di redirezionamento così radicale del nostro modo di vivere.
Arcosanti è il prototipo di un organismo che prende l'uomo come parte integrante della sua evoluzione. 
Non si tratta di un progetto compiuto, ma di uno strumento pronto ad essere utilizzato in condizioni geopolitiche più favorevoli; in una società non individualistica, dove l'individuo è votato all'interazione con la comunità. 
Questa città mira a stabilire un rapporto con i propri a abitanti e utenti per diventare lo strumento di formazione di nuove civiltà.
Un esperimento che ha conservato l'accezione di utopia soltanto nella menti di chi, negli anni '70, non credeva nella visione rivoluzionaria di questo grande maestro dell'architettura.
Paolo Soleri ha sempre considerato questo progetto concreto e realizzabile. Lui stesso ha sempre scartato l'idea di utopia come 'un errore intellettuale di proporzioni mostruose'. 
L'utopia, secondo Soleri, è frutto di un gruppo di cervelli che hanno deciso, e con coscienza del tutto, hanno definito un insieme isolato di perfezione; Arcosanti quindi non rientra in questa definizione.
Quello di cui hanno bisogno le idee dell'architetto Paolo Soleri è, invece, di una massa critica di abitanti che scelgono insieme una direzione ECOSOSTENIBILE in mondo, oggigiorno, insostenibile.

Arco. images


Arcosanti, la città-esperimento che coniuga architettura ed ecologia

 ''Fare di piu' con meno'': meno risorse energetiche, meno inquinamento, meno spreco di spazio e di materiali. E' questo l'imperativo base di Arcosanti: la 'citta' esperimento', fondata nel 1970 nel deserto dell'Arizona, lungo l'autostrada che collega Phoenix al Grand Canyon, dall'architetto italiano Paolo Soleri.
In particolare ''Arcosanti e' un laboratorio urbano che sta realizzando un prototipo di 'arcologia''', la disciplina elaborata da Soleri a partire dagli anni '50. Ossia ''un modello di citta' che coniuga architettura e ecologia attraverso un processo ciclico di miniaturizzazione, complessita', durata'' spiega  Marco Felici, ingegnere che si occupa di sviluppo urbano sostenibile e progettazione integrale che e' stato allievo di Soleri.
In pratica, in Arcosanti ''si cerca un modello di habitat tridimensionale, complesso e frugale, che concentri le funzioni dell'abitare evitando la proliferazione di periferie e lasciando al verde la maggiore estensione del territorio. E questo lo si fa attraverso continui cicli di autocostruzione, con una ricerca non predeterminata da piani urbanistici statici''.
Ogni anno centinaia di volontari di ogni eta' provenienti da ogni parte del mondo partecipano al progetto per dare il proprio contributo nella concreta costruzione della citta' e per sperimentare di persona cosa significhi vivere in una citta' arcologica. A quarant'anni dall'inizio della sfida, la zona concretamente costruita e' di appena il 5% rispetto al progetto originario, il quale prevede un insediamento finale di cinquemila persone.
Questo laboratorio urbano, piu' che un ordinario cantiere, e' un luogo di apprendimento e di sperimentazione. Gli edifici, oggi come agli inizi degli anni settanta, sono costruiti principalmente da studenti senza una grossa esperienza alle spalle e i materiali usati sono spesso quelli trovati nel terreno circostante ad Arcosanti. Finora il progetto e' autofinanziato quasi esclusivamente attraverso la produzione e la vendita dei Soleri Wind Bells, campane di ceramica e di bronzo dotate di una sottile vela di metallo che permette loro di suonare con la sola forza del vento.
Per Felici, ''Soleri si inserisce in un filone di pensiero che non limita la propria azione a matematiche considerazioni di ecocompatibilita', bensi' vede l'operato dell'uomo come parte integrante dell'evoluzione della natura, e pertanto ne cerca una congruenza in tempi cosmogenici. Operando all'interno della congruenza dell'evoluzione naturale, il problema sostenibilita' risulterebbe risolto all'origine, nel senso che non si sarebbe generata la catastrofe in corso per la quale abbiamo, a posteriori, dovuto inventare il termine 'ecologia'''.
Occorre dunque reinventare la cultura. Ma come nasce un'idea e come si convincono gli altri che quella e' l'idea giusta? Nel caso di Paolo Soleri, Felici sottolinea che ''il percorso fatto e' singolare. Lui non intende affermare che il suo modello e' l'unica soluzione percorribile, bensi' sollecitare alla necessita' di cercare modelli che cambino l'attuale sistema, insostenibile''.
Da parte sua, spiega l'ex allievo, ''Soleri ha condotto la sua ricerca, ed ha sempre onorato il suo pensiero teorico con una condotta di vita estremamente coerente. L'ampia diffusione delle sue idee, ed il numero incredibile di volontari che hanno partecipato all'autocostruzione di Arcosanti, sono fenomeni non cercati, bensi' generati spontaneamente, a partire da un'epoca, eroica, in cui gli studenti credevano nella necessita' di cercare soluzioni''.
La decisione poi di costruire questo laboratorio urbano negli States, in particolare in Arizona, nasce dal fatto che ''li' c'e' stata la possibilita' di svilupparsi senza vincoli urbanistici e normativi. E' la risposta ad un problema, lo sprawling urbano, che nato negli States con l'american dream, e che solo successivamente ha colpito l'Europa, ed ora, purtroppo, si sta abbondantemente diffondendo in tutto il mondo, comprese Cina e India''.
Quanto alle reali applicazioni del pensiero di Soleri, Felici sottolinea che ''esistono tante teorie che propongono uno sviluppo urbano sostenibile, spesso anche molto interessanti, ma, ad oggi, senza risultati apprezzabili. E' inutile fare salti mortali per costruire edifici leggermente meno inquinanti, se poi l'utente, con un semplice gesto ignaro o menefreghista, annullera' ogni beneficio''.
Soleri,aggiunge, ''propone modelli urbani che intervengono sull'evoluzione cosmogenica, frutto di una impostazione filosofica ampia e compiuta. Personalmente, da allievo di Soleri, ho distillato dal suo operato alcuni aspetti pragmatici, e li ho confrontati con altre recenti teorie. E' importante infatti coniugare lanecessita' di costruire attraverso cicli incrementali e complessi, con la ricerca di condivisione''.
Questo perche' ''la citta' non puo' solo 'funzionare', deve anche 'comunicare', stabilire un rapporto con i propri abitanti e utenti per diventarne lo strumento di formazione di nuove civilta'. Per arrivare alla soleriana 'citta' ad immagine d'uomo', tridimensionale, compatta e complessa come un organismo umano, nel XXI secolo occorre arrestare l'espansione ed avviare la crescita all'interno della citta' esistente, con una grande attenzione nel consentire lo sviluppo di fenomeni aperti e incrementali''. E questo puo' essere fatto ''solo attraverso intelligenze collettive, gruppi creativi in continua evoluzione''.
''Arcosanti e' l'inizio di un progetto che non verra' mai completato'' afferma Livio Stabile, architetto italiano che ha partecipato al workshop di Soleri e con il quale ha collaborato per tre mesi. Cittadino di Arcosanti, attualmente vive e lavora a Los Angeles.
Per Stabile il progetto ''Arcosanti non e' Soleri e non e' il suo progetto compiuto ma e' uno strumento o meglio l'idea di uno strumento che attende di essere suonato. Magari altrove, dove piu' fortunate energie geopolitiche ne permettano la realizzazione. E' prima di tutto un'affermazione politica e per 'Essere' ha bisogno di una massa critica di abitanti che scelgano 'insieme' una nuova direzione''.
Il progetto di Soleri, dunque, ''sogna: politici meno miopi, una societa' non iper-individualista, la consapevolezza di un sistema Terra molto piu' complesso dove ci sia spazio per re-inventare piu' che modificare il nostro vivere sul pianeta inteso nello Spazio e nel Tempo Galattico che lo circonda''. Paolo Soleri ''e' un uomo solo. Purtroppo'', conclude Stabile.

Domande più frequenti su Arcosanti_


Che cos’e Arcosanti?
Arcosanti è un laboratorio urbano in cui da più di trent'anni studenti e ricercatori di tutto il mondo stanno sperimentando insieme un prototipo di città progettato e realizzato in base ai principi della Arcologia, la disciplina che unisce architettura ed ecologia elaborata a partire dagli anni 50 dall’architetto Paolo Soleri.
Arcosanti si trova in mezzo al deserto dell’Arizona lungo l’autostrada che collega Phoenix al Grand Canyon e offre Workshop di cinque settimane tutto compreso. Ogni anno centinaia di volontari di ogni età provenienti da ogni parte del mondo partecipano al progetto per dare il proprio contributo nella concreta costruzione della città e per sperimentare di persona cosa significhi vivere in una città arcologica.
Il numero delle persone attualmente ad Arcosanti è intorno al centinaio. La popolazione aumenta costantemente di anno in anno, ma è sempre molto difficile riuscire a tenere il conto perché ci sono persone che partono e persone che arrivano ogni giorno.
Dei cinquemila volontari che hanno lavorato alla costruzione della città, molti si sono fermati ad Arcosanti, ed una sessantina sono ormai definitivamente residenti.
Arcosanti è inoltre interamente aperta al pubblico ed è visitata da circa 50.000 persone all’anno. Alcuni turisti arrivano per fare un tour guidato tra le nostre costruzioni, altri per acquistare i Wind Bells, altri per assistere ai concerti ospitati nel nostro anfiteatro, altri ancora giusto per comprare il pane fatto nel nostro forno o i nostri prodotti biologici.
Paolo Soleri abita ad Arcosanti?         
Paolo Soleri abita a Cosanti, il luogo nel centro di Phoenix (recentemente riconosciuto sito di interesse nazionale) in cui iniziò a costruire negli anni cinquanta le prime strutture a forma di abside, ma ogni settimana viene ad Arcosanti per controllare i lavori, incontrare residenti e turisti e godersi la natura che la circonda.
Come si concretizza ad Arcosanti la filosofia di Paolo Soleri?


La parola chiave della filosofia di Soleri è “frugalità”, che ad Arcosanti si concretizza sopratutto nell’imperativo “fare di più con meno”, meno risorse energetiche, meno inquinamento, meno spreco di spazio e di materiali. Un pensiero che abbraccia non solo l’architettura, ma molti aspetti della vita quotidiana di ogni persona. E’ per questo che il progetto attrae architetti, ma anche tantissime persone che architetti non sono. Alcuni arrivano ad Arcosanti per svolgere un periodo di apprendistato nel nostro dipartimento di progettazione e costruzioni, altri per lavorare nelle nostre serre ad agricoltura biologica, altri per imparare il funzionamento dei pannelli solari, altri ancora semplicemente per sperimentare di persona cosa significa vivere in una città arcologica e dare il proprio contributo ad un progetto che offre una alternativa concreta alla città contemporanea, dominata dall’automobile e caratterizzata dallo spreco delle risorse e dall’isolamento delle persone che vi ci abitano.
In che misura il progetto è stato finora realizzato e finanziato?
A ormai più di trent’anni dall’inizio della sfida, la zona concretamente costruita è di appena il 5% rispetto al progetto originario, il quale prevede un insediamento finale di cinquemila persone. Il nostro laboratorio urbano, più che un ordinario cantiere, è un luogo di apprendimento e di sperimentazione. Gli edifici, oggi come agli inizi degli anni settanta, sono costruiti principalmente da studenti senza una grossa esperienza alle spalle e i materiali usati sono spesso quelli trovati nel terreno circostante ad Arcosanti.
Esattamente come fin dai primissimi inizi, ci autofinanziamo ancora oggi quasi esclusivamente attraverso la produzione e la vendita dei Soleri Wind Bells, campane di ceramica e di bronzo dal suono gentile dotate di una sottile vela di metallo che permette loro di suonare con la sola forza del vento. Alcune edizioni speciali (Cause Bells) sono collegate a vari progetti di particolare valore sociale o ambientale: scegliendo il modello si sceglie anche quale organizzazione riceverà parte del ricavato della vendita.
Le campane di Soleri godono negli Stati Uniti di una certa fama. Agli arizoniani, in particolare, piace appenderle all’esterno delle loro case vicino alla porta di ingresso.
In che misura le energie rinnovabili alimentano Arcosanti?


Parte dell’elettricità usata proviene dal nostro generatore ad energia eolica e dai nostri pannelli solari. Uno dei nostri obiettivi è quello di diventare completamente indipendenti dalla rete elettrica dell’Arizona, ma si tratta di tecnologie che attualmente non ci possiamo permettere in larga scala. Quello che possiamo fare per il momento è continuare a sviluppare ambienti a basso consumo energetico. L’esperimento più riuscito finora è senz’altro quello dell’abside, forma capace di mitigare gli effetti del forte irraggiamento estivo e di sfruttare i benefici del basso sole invernale.
Qual’e’ l’origine dei termini Arcologia e Cosanti ?
Il termine Arcologia è il risultato della fusione del termine ARChitettura ed ecOLOGIA.
Cosanti è sia nome del sito nel centro di Phoenix in cui Paolo Soleri attualmente vive sia  il nome della Fondazione nonprofit (di cui Paolo Soleri è Presidente) che gestisce Cosanti e Arcosanti.
Il nome Cosanti, coniato da Paolo Soleri negli anni cinquanta è il risultato della fusione di Cosa + Anti.
Secondo il pensiero di Paolo Soleri il vivere senza iperconsumo è un di più: la ricchezza consiste non nell’avere di più ma nell’aver bisogno di meno. Da qui l’idea di un progetto Anti-Cosa, contro il materialismo tipico del iperconsumismo.


[PAOLO SOLERI] Arcosanti: An Urban Laboratory?

Arcosanti is an urban laboratory focused on innovative design, community, and environmental accountability. Its stated goal is to actively pursue lean alternatives to urban sprawl based on Paolo Soleri's theory of compact, highly integrated urban design, called Arcology (architecture + ecology).

Built by volunteers, Arcosanti is a place where people live, work, visit, and participate in educational Workshops. At the present stage of construction, Arcosanti consists of various mixed-use buildings and public spaces constructed by over 6000 past Workshop participants.

trad_  Arcosanti è un laboratorio urbano finalizzato alla progettazione innovativa, alla comunità e alla responsabilità ambientale. Il suo obiettivo è quello di perseguire attivamente l'alternativa frugale di espansione urbana basata sulla teoria di Paolo Soleri di design urbano compatto e altamente integrato, chiamato Arcologia (architettura + ecologia).

Costruita da volontari, Arcosanti è un luogo dove le persone visitano, vivono, lavorano e partecipano a laboratori didattici. Nella fase attuale di costruzione, Arcosanti è costituita da vari edifici ad uso misto e spazi pubblici costruiti da oltre 6000 partecipanti ai workshop passati.

[PAOLO SOLERI] Arcology


Arcosanti nella realtà


Arcosanti nella realtà
La tradizione della città italiana in Arizona

di Aldo Micillo
Molti hanno sentito parlare di Paolo Soleri e di Arcosanti, e molto si è scritto su quest'argomento, accompagnando le pubblicazioni con piante di città immaginarie, proiettate in uno spazio ancestrale, quasi simbolico più che avveniristico. Eppure esiste una città reale, che spesso è passata in secondo piano rispetto alle proposte urbanistiche ed è stata coinvolta nella critica ad esse, e invece rappresenta un'esperienza diversa, concreta e di particolare valore anche sul piano propositivo, ancorata, come sembra, ad un'altra logica di progettazione e che, quando abbiamo provato ad approfondire, ha rivelato approcci inaspettati e le radici storiche del suo progettista.
Siamo giunti ad Arcosanti in una calda mattina d'agosto. Non è stato facile giungere in questo posto addentrato nell'altopiano desertico a metà strada tra Phoneix e Flagstaff. È qui che l'architetto Paolo Soleri ha immaginato la "sua" città, una sorta di utopia urbana che giorno per giorno prende forma reale e che, dopo 30 anni di crescita, ora più rapida, ora più lenta, è lì a dirci dell'impegno e del lavoro di centinaia di persone che vi hanno creduto e che vi credono ancora, primo fra tutti il suo fondatore. Paolo Soleri è nato a Torino nel 1919, dopo essersi laureato in architettura nel 1946 va negli Stati Uniti per un apprendistato durato un anno e mezzo con Frank L. Wright. Nel 1950 torna in Italia, dove progetta la fabbrica di ceramiche Solimene a Vietri sul Mare. Stabilitosi definitivamente in Arizona nel 1956, intraprende la costruzione della sua Taliesinin un terreno a nord di Phoenix, realizzando gli edifici autocostruiti, "a calotta", vernacolari diCosanti. Ma egli è un architetto che pensa in grande, ed il suo sogno esigeva le dimensioni di un'utopia urbana per cui Cosanti era troppo piccola. Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, acquista un terreno molto più vasto per edificare la città immaginata nei suoi schizzi, fondata su una visione avveniristica dello sviluppo degli insediamenti urbani, non più in senso orizzontale ma "stratificati", al fine di ottimizzare le distanze, le percorrenze, la conservazione dell'energia e la salvaguardia dell'ambiente. Per questo approccio globale egli conia il termine di Arcologia, fondendo le parole "Architettura" ed "Ecologia". Con questo neologismo si intende un sistema urbano tridimensionale ed altamente integrato, alternativo allo sprawl americano, alle estese e degradate periferie, alla dispersione della "città diffusa" che si vanno generando nelle metropoli del pianeta, tale da occupare solo il 2% di territorio in confronto ad esse. Nel nuovo circolo urbano si elimina l'uso di automobili (oggi vi si sacrifica anche il 60% del suolo cittadino), e si risolvono senza sprechi le interazioni di tempo, spazio, energia e risorse umane. Da più di 30 anni Soleri parla di "miniaturizzazione", di "frugalità", di "complessità", di energie rinnovabili e non inquinanti, di sole e di vento, di riciclaggio e di tecniche appropriate; a tale pensiero progettuale si associa un percorso parallelo che indaga la natura umana e le relazioni sociali che l'architettura e l'urbanistica tendono a determinare, le radici esistenziali dell'uomo faber e le forme dell'abitare, il rapporto con gli elementi della natura e del cosmo.
Arcosanti - Vista dal canyon
Arcosanti
Vista dal canyon
Arcosanti - Piazza coperta
Arcosanti
Piazza coperta
L'ultimo tratto di strada ci avvicinava man mano al nugolo di edifici compatti stagliati sullo sfondo di un piccolo canyon. Con una certa eccitazione, quindi, ci preparavamo a visitare questo luogo ideale, o almeno la piccola parte finora realizzata grazie all'operare di volontari coinvolti nell'utopia dell'architetto, artista e filosofo italiano.
All'approssimarsi del sito si facevano sempre più intensi la curiosità, l'interesse e il rispetto per il coraggio di un uomo che ha dedicato la sua vita a realizzare un sogno personale a beneficio per tutti. Nutrivo anche qualche dubbio su quanto avevo precedentemente letto a proposito del progetto di Arcosanti e delle teorie urbanistiche ad esso sottese. Avevo in mente le immagini di questi enormi edifici-città autonomi, racchiusi su se stessi e posati in territori vergini, che richiamano fortemente quella cultura progettuale sviluppatasi negli anni ‘70, proponente organismi abitativi con tutte le funzioni compattate in megastrutture onnicomprensive, in cui ogni persona può muoversi dalla sua cellula residenziale al settore riservato all'attività lavorativa o di ricerca o commerciale, ecc., con ascensori, tapis roulants, camminamenti attraverso reticoli strutturali giganteschi tra i quali, ogni tanto, si aprono giardini pensili e vedute su un panorama sconfinato e selvaggio, interrotto sull'orizzonte lontano da qualche sagoma di un altro mega-edificio per 5-10 mila abitanti. Tale visione urbanistica è supportata da una serie di numeri, percentuali e considerazioni a scala planetaria ed anche da una profonda e rassicurante prospettiva di poter gestire flussi, energie, uso del tempo e clima interno grazie al progresso tecnologico. Il mio piccolo scetticismo, invece, era supportato da immagini come quelle del film Brazil, oppure di riunioni di condominio accese, ben più agguerrite di quelle che oggi esplodono tra coinquilini di una palazzina di pochi piani.
Ma ciò che ci attendeva nella realtà era un'Arcosanti lontana dall'idea che se ne può avere dai disegni di mega-strutture pubblicati da Soleri nei vari libri editi durante la sua vita di architetto.
Al di là di teorie avveniristiche, di cui un giusto approfondimento non concerne questo scritto, ciò che risulta di grande interesse ad Arcosanti è proprio la qualità del piccolo agglomerato finora costruito, sia in termini spaziali che comunitari, scaturiti dalla continua sperimentazione progettuale e applicativa di Paolo Soleri. Il particolare carattere riscontrabile nei manufatti visibili in quel luogo stimola a concentrare il soggetto della nostra analisi sulle qualità dell'intreccio urbano ed architettonico di Arcosanti, provando anche a individuare i riferimenti e le affinità spaziali di questa edificazione e, non ultimo, rivelare la modernità dell'operato che la sottende e del risultato conseguito nella realtà costruita.
Arcosanti - Percorso urbano
Arcosanti
Percorso urbano
Arcosanti - Piccolo patio
Arcosanti
Piccolo patio
Arcosanti - Esterno edificio accoglienza
Arcosanti
Esterno edificio accoglienza
Nella piccola città che si sviluppa sul leggero pendio di un canyon poco profondo, le singole architetture sono strettamente connesse con la forma urbana, tanto da non poter discernere, nella nostra indagine, le une dall'altra. Non esiste, ad esempio, una maglia stradale che definisce dei lotti nei quali si situano delle costruzioni: ogni composizione volumetrica, pure con una propria identità specifica, è imbastita in un organismo urbano unitario. Per poter comunque parlare delle principali valenze spaziali, possiamo concentrare la nostra attenzione su tre particolari volumi architettonici.
Prima, però, è interessante almeno accennare all'edificio che accoglie i visitatori e alloggia varie attività, in quanto in esso pure si sintetizzano alcuni principi compositivi che caratterizzano vari manufatti di Arcosanti.
Arcosanti - Particolare interno edificio accoglienza
Arcosanti
Particolare interno edificio accoglienza
Arcosanti - Interno di un'abitazione
Arcosanti
Interno di un'abitazione
Nel ritmo regolare della struttura di questo edificio squadrato, più livelli sono posti in comunicazione visiva tra loro, così come varie funzioni occupano tutti gli spazi, da quelli più grandi a quelli più piccoli, complementandosi in un'unità quasi conclusa in sé, con una centralità ben riconoscibile nella grande sala. Qui i pieni dei setti d'angolo si alternano con i vuoti a doppia altezza, disegnati da un cerchio di 360° inscritto nella campitura quadrata di un doppio telaio della maglia strutturale. Questo segno dal forte carattere spaziale, la cui geometria evoca qualcosa di simbolico (un cerchio inscritto in un quadrato), lo ritroveremo frequentemente in altri interventi sparsi nel perimetro urbano. Le aperture poi (qui come nell'edificio per biblioteca, uffici, appartamenti e studio dell'architetto, o nell'edificio per residenze, aule e servizi intorno al centro della musica) hanno sempre profondità e creano, con setti frangisole e aggetti, uno "spazio filtro" tra interno ed esterno, risolvendo esteticamente il problema del forte soleggiamento.
Questa commistione di spazi interni risolti in un'unità esterna dice qualcosa di più della lezioneloosiana del "raumplan", ed esprime con chiara concretezza i principi di complessità e di miniaturizzazione, combinati tra loro, della progettazione di Paolo Soleri, fino a ridurre organismi urbani per migliaia di abitanti in forme talvolta primarie, ma dallo strutturato e totalizzante contenuto viscerale. Eppure questo edificio, pur fondandosi sullo stesso atteggiamento progettuale, non ha nulla della dimensione ciclopica delle strutture urbane immaginate e disegnate dall'architetto nei vari schizzi di progetto succedutisi nel tempo per Arcosanti (ancora a questa data si sta elaborando un'ennesima soluzione progettuale).
Le forme spaziali che dicevamo più interessanti, però, sono quelle di tre edifici nell'area centrale. Due di essi sono caratterizzati da una calotta che è un quarto di sfera, orientata a sud, rafforzata alla base da un semicerchio di locali retrostanti, alloggianti botteghe, magazzini e residenze. La prima di queste splendide costruzioni si trova sul ciglio dell'altopiano, ed ospita il lavoro della ceramica.
Arcosanti - Emiciclo delle terrecotte
Arcosanti
Emiciclo delle terrecotte 
Arcosanti - Emiciclo della fonderia
Arcosanti
Emiciclo della fonderia
Arcosanti - Fonderia
Arcosanti
Fonderia
La semi-cupola si sviluppa a proteggere le fasi di modellazione e rifinitura che si svolgono su ripiani di lavoro in cemento, ordinati circolarmente intorno al centro dello spazio e del lavoro, occupato dal fuoco e dalla materia prima dell'impasto. Il secondo edificio si appoggia sul pendio del piccolo canyon, e sembra avere la parte retrostante a metà scavata nel terreno. La calotta, anche qui aperta verso sud, si allarga ad accogliere gli artigiani che modellano e fondono le famose campane di Arcosanti, organizzando il loro lavoro tra il semicerchio coperto e la parte antistante.
La valenza spaziale di queste architetture è fortissima. Esse racchiudono e concentrano lo spazio, danno un verso, un orientamento, lasciando al di fuori ciò che è alle spalle. Infatti è notevolmente diversa l'immagine urbana che definiscono dalla parte convessa, chiusa, schiva e respingente. Dal lato sud, invece, le pareti concave, dipinte e cesellate, si aprono al territorio assolato dell'Arizona, lo accolgono e generano una sorta di interno urbano, concentrano lo spazio, che diventa più compatto, più denso, e diventano lo sfondo prezioso di una delle tappe lungo i percorsi o per i piccoli giardini che prosperano da questo lato. Tali edifici, quindi, al di là della loro pur intensa valenza architettonica, sono un'invenzione spaziale a scala urbana, determinando un interno ed un esterno a dimensione cittadina, un dentro e un fuori, un chiuso ed un aperto e, infine, chiariscono l'orientamento, nei confronti del paesaggio e dell'arco solare, di tutto l'agglomerato di Arcosanti.
Questa forma così forte, piena di senso urbano, fa pensare alle calotte semi-crollate o ancora integre del parco archeologico di Baia, pregne di un'identità spaziale che ora ritrova riattualizzazione in queste architetture contemporanee. Più probabilmente i riferimenti di Soleri sono a Roma, primo tra tutti il Pantheon, in ogni caso la qualità qui generata ha la stessa origine geometrica: la semi-sfera che determina due attributi complementari di uno stesso spazio: un dentro che accoglie, che contiene, e un fuori che respinge, che isola. L'uso sapiente che l'architetto fa di questa forma caratterizza degli edifici moderni con una plasticità accentuata e significante, ponendoli tra le architetture forse poco note ma molto emblematiche degli ultimi decenni.
Nel cuore di Arcosanti sorge un'altra costruzione disegnata da matrici curvilinee. In realtà più che la materia qui prevale lo spazio imponderabile, modellato con grande leggerezza, equilibrio e carattere. Si tratta di una sorta di grande volta a botte urbana, divisa da una pausa di non-pieno, o, detto in altro modo, di due volte dal grande arco a tutto sesto, brevi, sfalsate e distaccate dal "tempo" di un sotto-modulo.
Arcosanti - Particolare della volta
Arcosanti
Particolare della volta
Arcosanti - Intervallo tra le due volte
Arcosanti
Intervallo tra le due volte
Arcosanti - Fonderia
Arcosanti
Particolare rivestimento della volta
Ampie, ariose come ripari di tende nel deserto, stese a coprire una piazza, queste volte sono cemento concretizzato nel raggio del ritorno rimbombante del suono umano, piene di eco e di luce resa ombra fresca, ombra a limite con l'aria calda e vaporosa dell'altopiano assolato, separate da un'intangibile curva sghemba, sempre cangiante durante lo scorrere del giorno. Anche qui siamo in presenza di una forma spaziale che genera un interno-esterno urbano: non si tratta, infatti di un edificio chiuso e lo spazio "dentro" si fonde in modo del tutto naturale con lo spazio "fuori" intorno. La volta ampia, visibile da lontano, può essere vissuta da "sopra" (di notte, arrampicandosi sulla linea di volta, ci si stende a vedere le stelle); allo stesso tempo essa circonda un'ampia quantità di spazio "sotto", che si impronta di fresco e di rumori raccolti, di colori pompeiani e di disegni incurvati nell'intradosso.
Mentre negli emicicli prima descritti è più forte la separazione nord-sud e meno l'alto-basso, qui è il contrario: è chiaramente distinto il dentro-sotto dal fuori-sopra. La marcata direzione nord-sud, in cui è posto l'asse degli arconi, ribadisce la generale tendenza urbana, che è quella dell'esposizione a meridione, dove l'arco della volta è percepito in tutto il suo sviluppo e genera un'ampia apertura, un magnifico ingresso per i raggi del sole e per il paesaggio, godibile dalla terrazza antistante sul limitare del canyon. Il lato a settentrione, invece, è chiuso con una gradonata (che pure, ricorda tipologie classiche o resti archeologici). La gradonata, a sua volta, diventa il prospetto di un edificio-officina che si sviluppa alle spalle. Un corridoio dilata le due campate, svolgendosi in copertura come un taglio di luce, e alterna il suo proseguire in un cunicolo trasversale che si restringe a comprimere uno spazio più buio dopo la dilatazione luminosa, fino a sfociare nell'anfiteatro della musica, passando sotto l'edificio semicircolare delle residenze.
Altri edifici popolano l'agglomerato di Arcosanti: residenze, uffici, dormitori, piscine, depositi, tutti formanti un'unità urbana compatta, integra che, nei vari progetti che si sono succeduti per lo sviluppo futuro dell'abitato, dovrebbe costituire il nucleo primordiale (una sorta di centro storico) della città futura.
Si è già accennato alla creatività visionaria di Paolo Soleri, a quali sono le sue idee riguardo la città e quali soluzioni prevede, quali concentrazioni propone in alternativa alla città diffusa e quali principi la governano. Figlia di questa filosofia urbana, anche se non sempre con essa coerente, l'Arcosanti "costruita" dagli anni '70 si confronta con i vari "pensieri forti" che hanno fatto la cultura architettonica ed urbanistica degli ultimi decenni, giungendo, oggi, a rappresentare un'alternativa valida nel modo di pensare alla città, forte della continua ricerca e dell'esperienza "sul campo" di questo maestro riscoperto, e si proietta verso un futuro da lui pensato trenta anni fa.
A fianco e parallelamente alla sua teorizzazione urbanistica è ben evidente la qualità di ciò che Soleri ha progettato a Cosanti e ad Arcosanti. È in queste opere che si evidenzia il suo valore come architetto, prima ancora che come teorico.
Cosanti - Passaggio
Cosanti
Passaggio
Cosanti - Percorso
Cosanti
Percorso
Esso è manifestazione di un fare metodologico, progettuale e filosofico basato su una visione cosmica dell'uomo contemporaneo, sulle sue necessità di lavoro espressivo attraverso la manualità, attraverso una riscoperta e più artistica artigianalità, attraverso il "fare creativo"; su una concezione di convivenza e di condivisione, sia nei luoghi di lavoro - che è sempre di gruppo - sia nella gestione delle attività e degli spazi della piccola città; sull'idea di formare una comunità solidale in cui l'individuo si realizzi nella dimensione sociale. Tutto questo è tanto più interessante oggi, in quanto viene riproposto in un'epoca stanca dei propri mali, ancora caratterizzata da consumismo, post-industrializzazione e individualismo isolante che generano periferie parcellizzate, anonime, forme dell'abitare degradate per gran parte delle masse: dal mondo occidentale alle metropoli asiatiche. Quella di Soleri è una ricerca continua su un altro modo di essere uomini, di abitare la terra che si realizza nella sua sperimentazione costruttiva nel corso di mezzo secolo.
È, quindi, interessante approfondire questa ricerca sulla perlustrazione del carattere spaziale che qui si trova, riconoscere la sua particolare identità, rintracciarne i contenuti, i riferimenti formali, comprenderne l'attualità.
Memori dell'approccio sperimentale che Wright applicò nell'edificazione di Taliesin West, dove il maestro americano tentava di rifondare ancora una volta la sua ricerca formale ripartendo dalla natura, liberandosi ancor più dei bagagli stilistici già costituiti (faceva stare i suoi allievi in condizioni estreme, in tende vicino al luogo dove essi stessi ammassavano pietre e cemento per costruire gli edifici, al fine di stimolare un contatto creativo con il luogo naturale), le esperienze costruttive di Cosanti degli anni '60, a 10 miglia di distanza da Taliesin, sono spinte dall'architetto di Torino, ancor di più dello stesso Wright, verso la ricerca di un atteggiamento primordiale nel costruire, riattualizzabile in processi contemporanei e, se non spontanei, più vicini al sentire ed all'essere dell'uomo dei nostri tempi. E mentre intorno si diffondeva la cultura della beat generation, dell'autocostruzione, del ritorno alla natura, del problema energetico, ecc., Soleri improvvisava tentativi di costruzioni con varie tecniche "povere": nascevano spazi cavernosi, strutture che ricordano le architetture di Gaudì, ma più primitive, calotte dalla curva abbozzata su mucchi di terreno e poi scavate al di sotto per un'altra metà, miste ad elementi prefabbricati per impianti fognari, oppure con alberi che crescono all'interno degli ambienti e si sviluppano oltre la copertura, come un'architettura organica, quasi vivente (oggi bisognosa di restauri), che in Arcosanti diventerà più raffinata, organizzata, cosmologica.
Una fase più matura, caratterizzata da una maggiore consapevolezza dell'arte dello spazio messa a servizio della creazione di ambienti per una comunità urbana, comincia, quindi, con l'esperienza di Arcosanti negli anni '70.
Cosanti - Interno di un'abitazione
Cosanti
Interno di un'abitazione
Cosanti - Emiciclo
Cosanti
Emiciclo
Si è già descritto il rapporto tra spazi architettonici, urbani e territorio che rende la piccola città un artefatto unico, altamente interessante. Questi spazi spesso rimandano ad un retroterra d'immagini che rivelano la provenienza e l'intensità culturale del loro progettista. Nelle varie relazioni aggregativi dei volumi, si arriva a caratterizzare scorci con edifici uno sull'altro, uno appoggiato all'altro, con equilibrati rapporti di scala che ricordano i palazzi sette-ottocenteschi a ridosso dei fianchi di grandi chiese, con il terrazzino dell'attico che affaccia sulla cupola o sulla copertura voltata del transetto. Alcune sovrapposizioni poi, fanno pensare all'articolato sovrapporsi di case e cose a Matera: come lì, ad Arcosanti un uguale intersecarsi di ambienti, di volumi, di abitazioni private si amalgama, senza promiscuità, a stanze comuni, a passaggi pubblici, ad un'area di lavoro o alla sala per la musica, come un organismo urbano e comunitario che dosa bene la sfera privata e sociale, integrandole per esprimere una complessità di rapporti più vitale della logica dello zoning.
Tale logica ha imperato nella formazione delle città occidentali - e non solo - negli ultimi decenni e, ancora oggi, in parte ne determina lo sviluppo interno e periferico attraverso leggi e norme improntate con quell'approccio. Quella che governa Arcosanti è una legge urbanistica mai scritta, dalla memoria antica e dai nuovi futuribili sviluppi, non fondata su una cultura "quantitativa" di indici volumetrici, rapporti di distanza, massimi di altezza, muri ciechi o finestrati, ma sorprendentemente vicina alla cultura della città storica europea e italiana, della città stratificata, interrelata, a più ordini di complessità.
Ciò che ancora colpisce nel frequentare questo luogo, è la bellezza ed il senso di condivisione delle cose costruite che, in un punto, quello della dimensione, sono quasi il contrario delle enormi costruzioni teorizzate da Paolo Soleri. Vi sono vari manufatti che, seppure ben armonizzati in un unico agglomerato, declamano forme e micro-forme varie, diverse, lontane dall'unità totalizzante di un solo mega-edificio: si avvicendano piccoli pergolati, volumi cubici con grandi aperture circolari, ritagli di corti, cupole aperte sui percorsi e sul paesaggio, strisce di terreno tra pavimentazioni e gradoni, il tendone semicircolare di copertura per l'area della musica, ulivi e cipressi di origine italiana, la serra dell'edificio della biblioteca, ecc. Ma La scala è relativa, proporzionata, ben integrata con i terrazzamenti del terreno declinante nel canyon. In nessuna di queste realizzazioni, né nell'insieme, c'è la dimensione "dell'enorme", quella che sembra poter schiacciare, ridicolizzare, frustrare chi la abita. Al contrario qui il rapporto tra il piccolo ed il grande è così sapientemente interpretato da generare non solo quella "complessità" teorizzata per l'organismo urbano, ma soprattutto una piacevole gradazione di concentrazione e dilatazione di materia e spazio, una serie di riconoscibili regole aggregative e, infine, qualità dell'insieme. Tale modo di relazionare varie scale fa venire in mente il gioco di volumi, percorsi e terrazzamenti che si integrano a formare l'habitat unico della penisola sorrentina, dove, come qui, sembra esprimersi una sorta di "minimo necessario", di existenz-minimum ma molto vivibile, di "frugalità" - come direbbe Soleri - degli spazi, dei movimenti, dell'abitare. Un'altra "qualità" di spazio, a cui si è già accennato, rimanda alle grandi volte e alle semicupole che caratterizzano il Tempio di Venere o il Tempio di Mercurio a Baia: in quest'ultimo massiccio edificio la grande calotta muraria di copertura, ancora integra ma colma di fango e con all'interno una sorta di laghetto formatosi con l'acqua piovana, lascia filtrare la luce dall'alto attraverso profonde aperture, luce solare che, a secondo dell'ora, si raccoglie in un largo fascio proiettato sullo specchio d'acqua verde e si muove con il fluire del tempo nell'atmosfera umida e risuonante di echi liquidi, segnando ore ipotetiche sulla superficie ristagnante, in uno spazio fermo, racchiuso, fortemente evocativo. Soleri riattualizza quel carattere di spazio, laicizzandolo senza perderne la qualità intrinseca, il gioco di ombre, la compattezza dell'atmosfera ivi concentrata, il raccoglimento circolare della massa muraria.
Ad Arcosanti ci sono uomini che lavorano l'argilla o il bronzo delle campane, ci sono spazi misurati per la musica, per il lavoro manuale, per le abitazioni, spazi miniaturizzati, con vocazione funzionale mista, ben integrati, sorti con uno spirito che rimanda, in qualche modo, alle città ideali dell'Umanesimo e del Rinascimento.
In questo angolo di Arizona, c'è molta Toscana, molta penisola sorrentina, e ancora Roma, Matera, paesaggi archeologici, e nessuna mega-struttura, né quartieri dormitorio, né aree specializzate.
Soleri prova a progettare "da dentro" (lezione appresa soprattutto da Wright), e non solo come formalismo esterno, quello che in altri luoghi una comunità ha elaborato per secoli (rivelando il suo retroterra culturale italiano), sedimentando poco per volta volumi architettonici, vie, strade e spazi pubblici con un tale equilibrio e organicità da rimandare ad insediamenti umani e complessi abitativi riconosciuti emblematici nella storia dell'architettura e della città, oggi unici e protetti da organi nazionali ed internazionali come l'Unesco. Questo è quanto abbiamo potuto constatare nell'Arcosanti già costruita, al di là di ogni teoria.
L'american dream di Soleri è un sogno che, mettendo insieme immagini, frammenti e vissuto del suo passato europeo, realizza un'utopia urbana finalizzata ad attualizzare in Arizona una forma insediativa pertinente, fondata, oltre che su considerazioni relative allo sfruttamento del territorio, all'uso dell'energia, alla complessità e alla miniaturizzazione, su una consapevolezza dell'abitare e del costruire che proviene da generazioni succedutesi in più di 2500 anni, proiettandola nel futuro. E' difficile dire quanti progetti contemporanei, italiani ed europei, sono capaci di produrre spazi così qualitativi, che affondano le loro radici nell'esperienza architettonica accumulata in tanti secoli di arte del costruire e del pensare alla città: troppo spesso ci si trova di fronte a formalismi senza vitalità o a riferimenti di tendenza nel piccolo villaggio dell'architettura globalizzata. Quella di Soleri, pertanto, resta un'esperienza emblematica che riguarda tutto ciò che è l'abitare: la conformazione dello spazio, il lavoro dell'uomo, la struttura dei rapporti sociali, la dimensione poetica.

Arcosanti_An Urban Laboratory